Questo è veramente un periodo difficile per parlarsi, stringersi agli altri, sentirsi vicini. Tutto passa attraverso qualcosa di tecnologico, dal più semplice telefono, alla posta elettronica, agli ormai innumerevoli incontri online, tanto che la mia agenda ormai è piena di: zoom, meeting skype, googlemeet etc., al posto dei: vedersi con, andare a trovare, pranzo o cena con. E meno male che la tecnologia ci consente in qualche modo di non sentirci del tutto isolati… però che tristezza! Il mio ultimo corso era partito in presenza ad ottobre, e dopo due incontri si è trasferito online, con le ovvie perdite di tempo per collegarsi tutti, perdite di connessione, impossibilità di guardarsi in faccia tutti perché alcune connessioni Internet sono piuttosto deboli e quindi si rinuncia alla telecamera… un po’ uno strazio, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Ho dovuto imparare a condividere sullo schermo i contenuti del mio computer che altrimenti avrei portato in cartaceo durante la lezione, e non c’è stato quel meraviglioso scambio di sguardi che ci incita ad andare avanti quando siamo tutti intorno ad un tavolo, che ci fa vedere la commozione, l’allegria, lo stupore che quello che scriviamo può suscitare negli altri. Qualche risata siamo riusciti a farcela comunque, quelle si sentono, sempre se riattiviamo i microfoni che abbiamo appena chiuso per non far sentire agli altri i rumori di fondo delle nostre case o per non parlarci uno sull’altro.
E ancora, quasi alla fine di gennaio 2021, non se ne vede la fine.
Mi sto chiedendo: ma la scrittura mi può aiutare, ci può aiutare a vivere meglio questa situazione? In realtà non ne ho dubbi. In un momento in cui la condivisione è più difficile, si può sicuramente dedicare più tempo a scrivere per sé, a trovare quella propria voce che di fronte agli altri spesso teniamo nascosta. Poi se il risultato ci sconvolge (e può succedere) teniamolo pure per noi, è come un lievito che fa crescere la nostra consapevolezza. Continuiamo ad usare quel lievito per scrivere ancora e ancora, senza porci limiti di correttezza o di leggibilità. Alla fine (ma questo lavoro in realtà non ha mai fine) avremo un calderone pieno di materiale potente, e con quello creeremo gli scritti che poi faremo arrivare anche a chi ci sta intorno. Se scriviamo dal profondo di noi stessi saremo più coinvolgenti, ma se qualcosa che scriviamo non ci convince fino in fondo, se non la sentiamo vera, evitiamo di pubblicarla sui siti personali o su uno dei tanti social, giusto per farci vedere.
Sto leggendo un manuale di scrittura creativa di Julia McCutchen1Julia McCutchen – Scrittura creativa – edizioni Mylife 2017, traduzione di Ilaria Ortolina, prezzo € 14,90 fondatrice della IACCW, Associazione Internazionale degli Scrittori Consapevoli e Creativi. L’approccio di questa scrittrice combina il viaggio interiore della realizzazione di sé (consapevolezza) con l’autentica espressione di sé (creatività). Ho pensato perciò che potevo proporvi qualcuno degli esercizi di questo libro, che è molto affine alla mia idea della scrittura come creazione che viene dalla conoscenza di se stessi e da un approccio consapevole (appunto!) al mondo che abbiamo intorno.
Tenete conto che tutte queste parole importanti, consapevolezza, creatività, nella mia visione rappresentano soprattutto credere in se stessi, non lasciar andare niente di quello che siamo, essere aperti all’accettazione dei nostri difetti, al riconoscimenti dei nostri pregi, e riconoscere la meraviglia del mondo in cui viviamo, nelle sue manifestazioni più piccole come in quelle più grandi.
Questa autrice parla di flusso di scrittura, un termine che richiama da vicino un altro autore statunitense morto qualche anno fa, G. Lynn Nelson. Nelson parla di entrare nel fiume della propria vita per scrivere in modo ‘vero’, vicino a quello che realmente si muove dentro di noi. Il loro approccio è molto simile, e mi sono quasi stupita di non trovare nel libro della McCutchen nessun riferimento a lui, che pure è stato anche tra i collaboratori del National Writing Project. 2G. Lynn Nelson – Writing and being – LuraMedia 1994-
Ma comunque entrambi suggeriscono per iniziare a scrivere, soprattutto se non ci si sente pronti per una pratica strutturata, di scrivere iniziando da uno stato di calma.
I suggerimenti di Julia McCutchen sono più vicini ad una pratica zen, e non ci suggeriscono cosa scrivere, mentre quelli di Lynn Nelson sono diretti esplicitamente alla scrittura di un diario. Entrambi però valorizzano l’importanza della quiete interiore. Ho pensato di riportare in un unico esercizio ENTRARE NEL FLUSSO DELLA SCRITTURA entrambi i suggerimenti: a voi scegliere con quale vi trovate più a vostro agio!
Troverete nella sezione esercizi anche altri suggerimenti di questi due autori.
Grazie. Ciao Mila