Autore del testo Andrea Battino
Cerca, cerca, alla fine ti ho trovata! Eppure ti vedo e ti uso tutti i giorni. Mi sei sempre piaciuta, lo confesso, nella tua estrema semplicità: liscia, panciuta, colorata di viola chiaro e giallo oro, di metallo leggero, forse non proprio l’ideale per una teiera che dovrebbe tenere il caldo ma in compenso sei molto pratica con il tuo filtro interno che non richiede un colino.
Sono affezionato a te perché per tanti anni sei stata la teiera preferita della mia mamma. La colazione la mattina a casa mia è sempre stato un rito quasi inglese: pane tostato, burro, marmellata, miele e l’immancabile Earl Grey infuso nella teiera.
Quando mi capitava, la domenica mattina, di far colazione da lei mi godevo questo momento tranquillo e intimo che apriva una giornata senza le solite mille cose da fare come succede quando non si è a casa propria. Dopo il rito della colazione si usciva per andare a vedere una mostra o sentire un concerto oppure se era una bella giornata per fare una girata per le colline intorno a Firenze che ho imparato a conoscere ed amare proprio grazie a queste domeniche. Nel tempo mi sono fatto l’idea che vivere a Firenze non mi sarebbe dispiaciuto. Sì perché c’è un po’ di tutto: arte e cultura ovunque ma anche la possibilità di trovarsi in pochi minuti a camminare lungo una di quelle fantastiche stradine chiuse tra due alti muri in cui solo alzando gli occhi puoi vedere
un pezzo di cielo azzurro incorniciato dalle foglie d’argento degli ulivi che fanno capolino.
Queste stradine sembrano fatte apposta per stimolare la curiosità “Cosa ci sarà dietro a questo muro, un orto, un giardino, una villa?”
Un po’ come succede nei paesi arabi dove le case ed i loro abitanti sono invisibili dall’esterno e scatenano le fantasie. A dire la verità anche le donne velate mi fanno questo effetto.
Ho ancora il ricordo di una giovane donna turca completamente velata di nero a parte gli occhi bellissimi e truccati Erano più che sufficienti gli occhi e quello sguardo….
So che sei arrivata a casa nostra come un regalino acquistato in un aeroporto. Strano pensare come un oggetto così comune e semplice arrivato da chissà dove entri a far parte della tua vita al punto da non riuscire ad immaginarmi le mie colazioni senza di te.
Descrivere gli oggetti che collegano mille ricordi mi piace molto, questo racconto lo fa delicatamente
Una teiera di mondo, interessante e perché no! In effetti il mondo si sveglia e c’è una teiera calda che lo accoglie. Anche quando sta male c’è una teiera calda che lo accudisce. E anche quando ha buona compagnia il fil rouge è una teiera al centro del tavolo. Grazie teiera!