Questo è uno di quegli argomenti classici su cui ci sarebbe da scrivere un libro intero, ma che per ora terrò nei limiti di uno o due articoli, anche a seconda dei feedback che riceverò da voi. Andiamo per ordine e cominciamo dalle basi.
Riporto da Wikipedia, che dà una definizione che mi sembra chiara ed esauriente, permettendomi qualche variazione solo nell’esposizione del testo. Le note tra parentesi in corsivo e gli esempi riportati sono miei:
Ci sono tre tecniche principali per una narrazione.
La narrazione in prima persona, in cui la voce del narratore coincide con quella del protagonista che si esprime in prima persona singolare o plurale. (Tipo diario o autobiografia, per intendersi, ma il contenuto può anche essere totalmente inventato).
Il nostro viaggio attraverso il Messico durava già da più d’una settimana. Pochi giorni prima, a Tepotzotlán,… avevamo gustato vivande preparate (così almeno ci era stato detto) seguendo le antiche ricette delle monache. (da “Sotto il sole giaguaro” di Italo Calvino1edizioni Oscar Mondadori 1995
La narrazione in seconda persona, meno usata, in cui il protagonista è ricordato e nominato in seconda persona. (Da non confondere con la narrazione in prima persona o terza in cui il narratore si rivolge direttamente al lettore dandogli del tu.)
Sei un bambino in una piccola città. Per essere esatti, hai otto anni, e si sta facendo tardi. (da ‘La sera’ primo dei ’34 racconti’, di Ray Bradbury2Edizioni Oscar Mondadori 1984 – traduzione di Laura Grimaldi
Il narratore in terza persona, la più usata, con la quale la vicenda è narrata da una persona diversa dai protagonisti della storia… ma attenzione! il narratore in terza persona può essere onnisciente o limitato.
a) Il narratore onnisciente è incorporeo ed invisibile, non prende parte all’azione e non ha una forma fisica né all’interno né al di fuori della storia. Essendo però onnisciente, conosce i pensieri dei personaggi e tutti gli eventi, passati, presenti e futuri, anche quelli di cui nessun personaggio è al corrente. La storia può focalizzarsi su qualsiasi personaggio in qualsiasi momento o anche su eventi in cui non compare alcun personaggio. Solitamente il narratore onnisciente è il più affidabile, anche se può offrire giudizi ed opinioni sul comportamento dei personaggi. Questa era la narrazione più usata nel romanzo dell’Ottocento.
Margaret, la maggiore delle quattro, aveva sedici anni ed era molto graziosa…..Jo, quindicenne, era invece molto alta, magra e bruna e faceva pensare ad un puledro….Elisabeth, o Beth, come la chiamavano, era una bambina di tredici anni con una carnagione rosea, i capelli lisci e gli occhi vivaci….Amy, sebbene fosse la minore, era una persona molto importante, nella sua opinione almeno….Quale fosse il carattere delle quattro sorelle lo si vedrà più avanti. (da ‘Piccole donne’ di Louisa May Alcott3Ediz. I libri dell’Unità 1993 – traduzione di Giulia Malesiani)
b1) Quando il narratore è limitato ‘soggettivo’, descrive gli eventi in terza persona ma come fossero visti dagli occhi di un solo personaggio (per questo “limitato”) che registra e interpreta gli eventi dal suo punto di vista. (E’ il motivo per cui questa tecnica viene anche chiamata ‘finta terza persona’). La narrazione include i pensieri e le sensazioni del solo protagonista, mentre gli altri personaggi vengono descritti solo esternamente: i pensieri e le emozioni di altri personaggi possono eventualmente essere resi con monologhi o riflessioni ad alta voce a cui il narratore assiste. (Il narratore segue solo quel personaggio lì: gli altri entrano nel racconto solo quando lui li incontra. Come se il/la protagonista avesse una videocamera integrata nel suo corpo, che riprende tutto quello che fa – ed anche pensa – momento per momento.. ).Dal momento che il lettore viene a conoscenza degli eventi attraverso le percezioni del protagonista, tutto ciò che quest’ultimo non percepisce viene escluso dalla narrazione. Il narratore con punto di vista limitato usa pronomi come lui, lei, loro quando si riferisce ai protagonisti o agli altri personaggi. Questa tecnica, una delle più usate in letteratura, è simile alla narrazione in prima persona in quanto espone la personalità del protagonista, tuttavia mantiene la forma grammaticale della terza persona.
Eccolo che torna e malgrado lo aspettasse da anni lei è sorpresa, torna come non fosse mai andato via, come se lei non fosse stata neanche un giorno senza di lui, neanche un mese, un anno anche se da allora ne sono passati dieci. E Michi che ha persino chiesto “ti ricordi che giorno è oggi?” come se fosse un compleanno o un anniversario di matrimonio..(da “Dolore” di Zeruya Shalev 4Giangiacomo Feltrinelli Editore 2016 – traduzione di Elena Loewenthal
b2) Quando invece il narratore è limitato ‘oggettivo’, racconta quello che sta accadendo senza filtrarlo con la personalità del protagonista, usando solo i suoi occhi e le sue orecchie per venire a conoscenza dei fatti. È una tecnica usata dai giornalisti per scrivere gli articoli: vengono riferiti solo i fatti da una prospettiva prefissata.
Presso la diga di M. si è verificato un grave incidente, che ha coinvolto due giovani che viaggiavano… Il guidatore, che è risultato essere il proprietario di un ristorante locale , era in evidente stato di ubriachezza, secondo il verbale della polizia stradale di C. accorsa sul posto..
Tutto quello riportato sopra lo trovate, più o meno nella stessa forma, oltre che in Wikipedia, in numerosi siti di scrittura, praticamente in tutti quelli che vi aiutano a scrivere una storia, che non è invece lo scopo, o almeno non lo scopo principale, di questo sito. Allora perché ve l’ho riportato? Beh, perché credo che in questo sito possano incappare persone che vogliono scrivere storie: se no perché avrei fatto la sezione COMCREA? Lo scopo generale di questo sito è meno squisitamente tecnico, se così posso dire, e la mia intenzione coinvolgervi più personalmente nel processo della scrittura, aiutarvi ad avere più consapevolezza, e, quindi secondo me, scrivere (e vivere) meglio e con più soddisfazione: però per scrivere ci vuole anche la tecnica.
Detto questo, la classificazione riportata sopra – pur nella sua tecnica esattezza – può essere sconvolta, o meglio rimescolata, quando si scrive. Per esempio il punto di vista del narratore in terza persona ‘limitato’, quello che segue un solo personaggio, ti ricordi? spesso fa capolino in mezzo ad una narrazione ‘onnisciente’. Il narratore si ‘dimentica’ che lui sarebbe un osservatore esterno, si appollaia sulla spalla del suo personaggio e racconta quel che succede dal punto di vista del personaggio. Magari per una sola scena, quella che gli serve per fartelo sentire più vicino, quel personaggio, e magari non è nemmeno quello principale.
Oppure, per la narrazione in prima persona: una storia può essere scritta in stile diario ma da più protagonisti che si alternano: in questo caso ogni capitolo è titolato col nome del protagonista che sta parlando. Una specie di diario a più voci.
Oppure, come dicevo prima, la storia può essere scritta in terza persona ma ogni tanto il narratore si rivolge direttamente al lettore, come qualcuno che racconti una storia non sua ma a cui ha assistito. Del tipo “Puoi crederci o meno, ma questo è proprio quello che successe.”
Lo può fare, se ha stabilito fin dall’inizio un rapporto con il suo lettore per cui ci si può aspettare una simile uscita: ma qui entriamo in un altro campo, magari ne riparleremo.
In linea di massima, qualsiasi punto di vista si adotti, è però importante non contraddirsi e non confondere chi legge: per esempio se racconti in finta terza persona non puoi dire qualcosa che il tuo personaggio non può in quel momento vedere o che fino a quel momento non ha saputo.
L’argomento del punto di vista del narratore è veramente complesso, se ti fa piacere approfondirlo aggiungi una nota qui e lo riprenderò io o, se vuoi, invia un tuo articolo sull’argomento.