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SCRIVERE BENE O SCRIVERE E BASTA?

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Quante volte me lo sono sentita dire da qualcuno venuto ad uno dei miei laboratori di scrittura: ma io non so scrivere…

Ovviamente, voleva dire che non sapeva scrivere ‘bene’, in modo da farsi capire e apprezzare da chi legge, oppure che, appena iniziato a scrivere su un qualsiasi argomento, si bloccava e non andava più avanti.

Si tratta di due problemi distinti, e in questo articolo vorrei occuparmi del primo. Scrivere bene, o scrivere e basta? Possiamo accettare di riversare sul computer o sul nostro quaderno quello che abbiamo dentro senza preoccuparci della forma, senza tornare indietro ad ogni frase per vedere se fila, senza rileggere diecimila volte perché ‘non è quello che volevo esprimere’,’ l’ho detto male’, etc. etc.? Io credo che non solo possiamo, ma dobbiamo. Almeno quando iniziamo una nuova scrittura.

Purtroppo ancora oggi l’educazione scolastica in Italia non considera la scrittura, intesa come capacità di far vivere sulla carta i nostri contenuti, una abilità che si può acquisire attraverso delle tecniche, dei metodi che ci rendano più facile entrare in contatto con quello che veramente vogliamo dire e riuscire ad esprimerlo al meglio. I corsi di scrittura creativa si cominciano a trovare a livello universitario, in ambiti specifici, perlopiù letterari, e sono comunque ‘tarati’ dall’eredità che tutti ci portiamo appresso: essere un paese di grandi autori vuol dire che non basta scrivere, bisogna scrivere in modo formalmente perfetto ma possibilmente anche originale. Vi sto invitando ad ignorare ortografia, grammatica e sintassi? Assolutamente no, quello che sto cercando di dire è che se si hanno contenuti validi si può scrivere qualcosa che arriva a chi legge, alla sua fantasia, al suo cuore, anche senza avere strumenti formali impeccabili. Anch’io insisto con le persone che seguo di fare attenzione a queste cose, ma solo dopo che hanno già liberato la propria voglia di scrivere, hanno già trovato di cosa vogliono scrivere e ci si sono provate, diciamo al terzo o quarto laboratorio…

Un racconto formalmente impeccabile ma senza vita vale a mio parere molto meno di un racconto un po’ sgarrupato ma che parla a chi lo legge, lo fa vivere nella storia, lo commuove o lo diverte o lo appassiona, coinvolge comunque anche i suoi sentimenti e le sue emozioni.

Se avete voglia ditemi la vostra opinione, mi fa piacere parlarne, io ne sono convinta e credo valga sempre la pena di ‘buttarsi’ nella scrittura
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Cosa ne pensi? scrivilo quix
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Ma come si fa a far arrivare agli altri quello che si scrive? Si ricorre alla propria personale esperienza, prima di tutto, come dice Ray Bradbury nel suo “Lo zen nell’arte della scrittura”1Ray Bradbury “Lo zen nell’arte della scrittura” edizioni DeriveApprodi 2006 – trad. di Paolo Nori e Salim Catrina

Quali sono le cose migliori e le peggiori della vostra vita e quand’è che comincerete a sussurrarle o a gridarle? Che cosa volete più di ogni altra cosa al mondo? Cosa amate, cosa odiate? Trovate un personaggio che come voi vorrà qualcosa con tutto il suo cuore, lasciatelo andare. Poi seguitelo più velocemente che potete. Il personaggio vi porterà fino alla fine della storia.

Questo consiglio vale per uno scrittore esperto come per un principiante, anche se pensa di inciampare in quel che scrive.

Prima scrivi seguendo la tua passione, poi avrai tutto il tempo per tagliare, criticare, rimaneggiare. Oggi esplodi, vola! Le stesure dei giorni successivi saranno forse una tortura, ma la prima sarà puro piacere. Lascia che la tua gioia cerchi e trovi altri al mondo che leggendo la tua storia, prendano fuoco anche loro.

E’ affascinante leggere queste parole, vero? Ma forse non così facile a farsi, soprattutto se consideriamo che il nostro primo e più severo critico siamo noi stessi. I motivi per cui noi stessi ci censuriamo possono essere esterni: le abitudini scolastiche che mettono in primo piano gli errori che fai scrivendo e spesso impongono precise regole di composizione prima di iniziare a scrivere (per cui se non hai tutto chiaro in mente non ti ci metti nemmeno), la paura del giudizio che può venire dalla famiglia o dall’ambiente sociale, che possono essere ostacolo anche solo a dedicarsi alla scrittura, e comunque termini di confronto per l’accettabilità di quello che si scrive. Ci sono tecniche utilizzabili per questi problemi.

Iniziamo dalla la paura della ‘scaletta’, cioè il dover avere tutto chiaro in mente prima di iniziare a scrivere. Un insegnante statunitense di scrittura creativa, Peter Elbow, ha scritto un testo apposta per insegnare un metodo per bypassare questo ostacolo e che utilizza la tecnica della scrittura automatica, che lui chiama ‘free writing’.2Peter Elbow “Writing without teachers” Oxford University Press 1973 – non esiste in italiano, che io sappia Noterete che quasi tutti gli autori che cito nei miei articoli sono statunitensi, e a buona ragione: gli Stati Uniti sono uno stato ‘giovane’, che è stato creato da cittadini di tutto il mondo, quindi è meno legato a tradizioni, è più dinamico ed aperto anche in campo letterario e si avvantaggia di contributi di molte culture diverse. Sulla scrittura automatica e il suo utilizzo in letteratura trovate altro ancora nel sito Scrittura automatica – cosa è ma intanto vi propongo un primo esercizio, che non presuppone nessuna abilità, ma richiede un po’ di costanza: che verrà premiata dai risultati! Andatelo a cercare in CREA1 (Scrittura automatica – esercizio base). Invece il secondo ostacolo, la paura del giudizio, per essere bypassato richiede di essere molto sinceri con se stessi e di volersi esaminare nel profondo: ho creato una serie di esercizi a questo scopo inseriti nella categoria CREAINT (Il critico interioreA colloquio col censoreAL DIAVOLO IL CENSORE!). Sono studiati per essere fatti in sequenza, con i tempi che volete. Non sono farina del mio sacco: vengono dall’esperienza di una scrittrice e insegnante di scrittura creativa (nordamericana…), Deena Metzger.3Deena Metzger “Scrivere per crescere” Casa editrice Astrolabio 1994 – traduzione di Paola Chiesa:

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