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Arancio – dodicesimo episodio – Cambiamenti

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Dopo quella fantastica giornata Silvestro passò qualche settimana sulle nuvole, beandosi dell’attenzione e della  simpatia che gli dimostravano i suoi concittadini, entrando in ogni casa ed uscendone sempre un po’ più brillo.

A Settestreghe non c’erano vigne, ma il vino di more e passiflora che riuscivano a fare i mastri vinai non aveva niente da invidiare a quello d’uva, almeno quanto a gradazione. Finché una sera, al ritorno da una di queste piacevoli passeggiate per il paese, mentre ondeggiava cercando di infilare la porta di casa, non si sentì afferrare saldamente per una manica e, alzando lo sguardo vagamente annebbiato vide il suo ospite e maestro, Baltasar, che lo fissava accigliato, le folte sopracciglia candide quasi unite in un’unica nuvoletta che non prometteva niente di buono.

“Buo-buo-buonasera Ba-balta.” biascicò Silvestro cercando di sorridere, ma il mago si limitò a trascinarlo nella grande cucina e spingerlo a sedere con un poderoso colpo sulla spalla. “Ora basta.” disse solamente, ma bastò perché Silvestro sentisse nascere dentro di sé l’incontenibile desiderio di trasformarsi in un topo e andarsi a nascondere in un minuscolo anfratto: raccolse le spalle intorno al collo e il collo dentro alla veste, mentre le gambe si stringevano l’una all’altra sotto la sedia. 

Vedendo la sua reazione, Baltasar trattenne a stento un sorriso, si sedette accanto a lui, versò un bicchiere d’acqua dalla caraffa sul tavolo e glielo porse. Mentre il suo giovane allievo svuotava d’un fiato il bicchiere, proseguì con voce più dolce: “E’ giusto godere di una approvazione meritata, Silvestro, ma come diceva la mia bisnonna Armantina, ‘ogni bel gioco vuol durar poco…se troppo dura diventa seccatura’ – si fermò un attimo, come riflettendo se era il motto giusto, poi proseguì – “E comunque, il troppo stroppia. E’ l’ora di tornare alla vita di tutti i giorni. Hai molte cose da fare, sia per il nostro villaggio che per te. I neomaghi hanno dei doveri, sai? E poi credo sia l’ora che tu ti costruisca un posto tuo dove abitare… anche per risolvere al meglio quel tuo problemino.”

A questo accenno Silvestro sarebbe volentieri sprofondato, se avesse potuto aprire una caverna proprio lì, sotto la sua sedia, ma si fece forza e cercando di sviare il discorso, chiese con aria innocente: “Quali doveri, Baltasar?” sforzandosi di pronunciare per intero il nome del vecchio amico. Il sorriso di Baltasar a questo punto riuscì a spuntarla e gli angoli della bocca si alzarono inequivocabilmente, mentre gli occhi brillavano come due scuri ciottoli bagnati su cui cade un raggio di sole. “Bene, vediamo – disse cercando di mantenere serio il tono della voce – intanto dovrai fare scuola ai piccoli, una volta o due a settimana, affiancando il maestro Nando nelle uscite, per insegnare a riconoscere le voci del bosco, piante ed animali. Credi di farcela?”

“Ce-certo! E’ una delle co-cose che so fare me-meglio!” esclamò sollevato Silvestro, sperando che il secondo argomento fosse definitivamente affossato. “Poi – continuò l’altro – darai una mano per la costruzione del nuovo spazio all’aperto dove si terranno le riunioni pubbliche, gli spettacoli e le cerimonie. Dopo la tua cerimonia, ci siamo resi conto che la Sala del Consiglio è piccola e troppo tetra per queste occasioni, ma non possiamo usare sempre il Parco dell’Impermanenza, per non danneggiare le piante che ci abitano; sono quelle, come sai, che ci danno le bacchette magiche.”

“Ma si-sicuro! E’ un’idea be-bellissima!” rispose a voce ancora più alta il giovane, che si vedeva ormai fuori dalle secche e aveva ripreso una postura più rilassata. “Bene. Direi che è tutto.” disse Baltasar allontanandosi, voltandosi poi quasi sulla porta per dire: “Riguardo all’altra cosa… che ne dici dell’aranceto per fare la tua nuova casa? Ti darò una mano, non ci vorrà molto. E intanto dai un’occhiata a quella pergamena.”

Silvestro non arrossì perché non c’era nessuno a vederlo, invece si sentì raggelare, uno strano freddo che dai piedi saliva su su fino alle mani, che cacciò in tasca per riscaldarle, e poi ancora più su, avvolgendolo tutto in un bozzolo di tristezza e preannunciata solitudine. Si guardò intorno: non avrebbe più fatto colazione con le buone creazioni di Rosmilda, ed i ragazzi di casa che ciangottavano tutti insieme intorno a lui, ed il sorriso amichevole di Alina, la loro mamma. I suoi pasti sarebbero stati insipidi e solitari, e la notte in una casa vuota gli sarebbe sembrata interminabile. Sì, perché, fare la casa non era complicato, soprattutto con l’aiuto di Balta, ma trovare una compagna… ora il pensiero che aveva tentato fin lì di nascondere si era chiaramente formulato nella sua testa, e non poteva più nascondersi. Sospirò rumorosamente alzandosi dalla sedia, improvvisamente sobrio, e si diresse verso la sua camera ancora-per-poco, dove tirò fuori dallo scaffale, dove l’aveva  infilata dietro ad un mucchio di libri la sera stessa della cerimonia, la pergamena che gli aveva dato Selene. Sciolse con dita incerte il nastro d’argento, che posò con delicatezza sul letto, fece un altro sospiro ed iniziò a svolgerla.

La pergamena era decorata in alto da uno strano disegno con due fenicotteri rosa i cui becchi incrociandosi formavano un cuore: decisamente kitsch pensò Silvestro arricciando il naso, ma continuò a svolgerla.

FORMULA PER ATTIRARE NELLA PROPRIA VITA UN COMPAGNO O UNA COMPAGNA

Caro mago, cara maga, 

sei arrivato/a fino a questo momento senza incontrare il vero amore della tua vita? Ti si prospetta un’eternità di cene solitarie e passeggiate in compagnia del tuo cane? Il tuo letto è sempre troppo freddo e la tua pelle non ricorda più cosa vuol dire essere carezzata, da quando lo facevano i tuoi genitori da piccolo/a?

A questo punto della lettura Silvestro arrossì suo malgrado, arrotolò di nuovo la pergamena con uno scatto impaziente e sibilò “Ma è una formula magica o la pubblicità di un’agenzia matrimoniale?!”  e stava per rimetterla sullo scaffale quando si rivide nella grotta del labirinto, affascinato dalla figura diafana e sensuale di Selene, e ancora tra le braccia dell’ammaliatrice inviata dalle fate, e ancora, molti anni prima, intontito dal liscio calore della sua pelle, dal profumo di fiori d’arancio dei suoi capelli, quella volta che Valeria – sempre lei, Valeria – gli era piombata addosso durante una partita sulla spiaggia e lui l’aveva trattenuta tra le braccia per quindici indimenticabili secondi. Tutte le sensazioni fisiche riemersero e lo sommersero: chiuse gli occhi, poi li riaprì e svolse di nuovo la pergamena, che fortunatamente continuava in modo meno propagandistico.

Non disperare: questa è la formula che fa per te. Il successo è garantito, se seguirai le istruzioni con assoluta precisione, procurandoti il tipo esatto  di materiale richiesto e rispettando i tempi, e le modalità di esecuzione.

Non avere fretta, ricorda che questa ‘soluzione’ vale per tutta la vita. Non sprecare la formula, perché se sbagli non avrai un’altra occasione. 

Silvestro non sapeva se andare avanti o no a questo punto: ma in fondo, leggere la lista degli ingredienti, tempi e modi di esecuzione, non poteva fare male e dopo poteva sempre decidere di non farne di nulla.

Così svolse ancora di più la pergamena e lesse.

 

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