COMPLEANNO A PARIGI
autrice Tünde Iozzi
“Amore ti piace?”
“Hmm…si. E’ buono ! Avrei preferito un filetto alto al burro speziato…ma che non fò io per te Coniglietta!” lui sorride.
“Allora perché hai detto SI a questo posto???”
“Perché lo so che a te qui piace molto ed oggi è il tuo compleanno: Auguri Amore mio! ” Lui alza il calice per brindare, ma poi si ferma.
Lei ha gli occhi umidi di lacrime trattenute. “Eee sì! Tu riesci sempre a rovinare tutto! Vedi… ora io so che avresti preferito il tuo solito filetto, invece qui c’è solo pesce…” abbassa gli occhi e cancella la lacrima che le è scivolata via.
“Lara dai, stai tranquilla!” un sorriso affettuoso affiora sul volto barbuto di lui. “Mangerò il mio filetto un’altra volta…via! Ora, non pensiamoci più e godiamoci la cena in questo posto romantico come piace a te. Dai, coniglietta mia, lo sai che ti amo!”
Lui fa scivolare lentamente la sua mano verso di lei sulla tovaglia bianca jacquard, ma Lara ritira le sue dita affusolate, chiudendole in un pugno impenetrabile. Lei, che prima aveva il volto imbronciato come una bambina viziata, in un attimo si è tramutata in una donna offesa ed incompresa.
“Era meglio rimanere a casa! Che senso ha ogni anno festeggiare fuori, tanto finisce sempre così! Anche le mie amiche si lamentano delle stesse cose …Voi Uomini non avete Nessssuna Sensibilitààà !! ”
“Lara ti prego non fare la tragica!” Armando sorride e arriccia il naso con il suo solito tic mentre aggiusta i suoi occhiali Matsuda su quella faccia squadrata con la barba scolpita e folta.
“Ecco, vedi, nessuna sensibilità ! Te ridi mentre io SOFFRO!”
Il velo gelido della conversazione viene interrotto dallo squillo vocale di Lady Gaga con il ritornello di Poker Face, che invade rumorosamente l’atmosfera velata della sala rotonda color turchese.
Lara risponde sollevata. Sono le amiche che sicuramente vorranno sapere che regalo ha ricevuto da Armando. Lui odia quelle civette, ma ora come ora, le ringrazierebbe. L’hanno salvato in extremis, non sapeva più come cavarsela senza mettere più benzina sul fuoco.
Lara si alza in piedi con il suo corpo burroso e sensuale, tira fuori una sigaretta dalla borsetta e si allontana lentamente verso la terrazza, dimenticandosi di Armando che rimane con il calice alzato ed un cofanetto madreperla nascosto nell’altro palmo. Troppo tardi! Lui la guarda, mentre lei si avvia senza ripensamenti.
L’uomo rimane sospeso in una parentesi muta, mentre la sua mente vaga in un labirinto di dubbi. Rimette il cofanetto nel taschino della giacca stile dandy e brinda da solo per farsi compagnia.
Quando alza gli occhi in cerca di Lara, intravede una silouette avvolta in un tubino nero seducente, che entra lentamente nella sala sfoggiando una scollatura vertiginosa che si interrompe bruscamente sui fianchi chiusa in una libellula gioiello. I suoi capelli rosso irlandese danzano ad ogni passo sulla schiena bianco latte. Il maître l’aiuta ad accomodarsi al tavolo di fianco, mentre voyeur invadenti fissano la sua schiena sinuosa.
La donna rossa scruta nervosamente l’orologio e butta un’occhiata superficiale verso i tavoli vicini, cercando di ingannare l’attesa. Armando inciampa nel suo sguardo e arrossisce come un adolescente imbranato. Cerca rifugio da quella scintilla impavida, abbassando gli occhi, ma trova solo un piatto triste con una platessa e due broccoli che lo catapultano nella realtà della sua solitudine sospesa.
Lara ancora non si vede.
“Chi sa per quanto tempo starà a civettare con le sue amiche del cuore?? Maaa…buone quelle ?! Ed ora, che faccio? Perché non imparo mai? Tutte le volte rimango affascinato dalla bellezza fresca delle mie studentesse, ma sembra che non ho più l’età per questi giochetti. O forse sì? Le altre apprezzavano le mie gentilezze, perché Lara no? Che ci sto a fare io qui?” Armando pensa silenziosamente, battibeccando tra sé e sé e dondolando ogni tanto la testa, come le campane a mezzogiorno.
La donna rossa lo guarda e si mette a sorridere con discrezione. Lui si rende conto di essersi messo in ridicolo. Per rimediare, la guarda e le sorride con galanteria, alzando il calice in onore di quegli occhi verdi smeraldo, sussurrando lentamente ” A te!” . La dama rossa, come ama chiamarla Armando nella sua immaginazione, ricambia il brindisi con un movimento delicato, per non attirare gli sguardi maligni delle signore nelle vicinanze.
All’improvviso le luci si spengono e le parole rimangono sospese tra i sussulti dei curiosi. Tutti attendono. Dalle cucine arriva una torta a forma di cigno con una sola candela scintillante, celando l’età del festeggiato. Lara è sulla porta. L’emozione la pervade vedendo la torta avanzare verso il suo tavolo, dove Armando attende sereno.
“Mio Dio! E’ per me? Maa…allora mi ama!” sono i pensieri straboccanti della donna mentre si precipita verso la sua tavola. Lara non regge l’emozione e si butta al collo di Armando gridando con la sua voce squillante “Ti Amo Miciotto! E’ bellissima, Armando!” Lui impallidisce e cerca di scollarsela di dosso. “Smettilaaaa…non è per te!”
Gli spettatori si sentono per un momento defraudati dalla sorpresa, ma poi notano che il cigno scintillante viene appoggiato sul tavolo a destra di Lara, dove l’elegante dama rossa, con una voce amabile e soave risponde agli auguri e agli applausi.
“Auguri Signora Daphne ! Queste rose bianche sono da parte di tutto lo staff! Lei è la nostra ospite preferita! ” risuona la voce tremante del maître che si emoziona tutte le volte davanti alla sua bellezza. “Mi coccolate troppo! Siete dei tesori, grazie! Mio padre e mio marito ?…questi affari…!” Daphne sorride, alza il calice spumeggiante e ringrazia tutti, poi rivolge uno sguardo speciale ad Armando che la contraccambia.
Lara, isterica e delusa, trascina Armando nella hall crocifiggendolo come un agnello sacrificale.” Tu non mi meriti…Mio Dio…Mi hai umiliata davanti a tutti! Ti rendi conto di come mi posso sentire IO?!!”
Armando annuisce con accettazione ad ogni accusa, non ribatte e non si giustifica. Il suo pensiero vaga in territori accattivanti e non vede l’ora di tornare in sala da Lei.
” Hai ragione Lara! E’ meglio se la nostra storia finisce qui.” Lara lo guarda e non capisce che cosa sta blaterando Armando. ” Che stai dicendo? Chi ha detto che è finita?!! ”
Armando la interrompe. ” TU !! E’ da trenta minuti che mi stai massacrando, vuol dire che non ti vado più bene! E sai…Io ti capisco e ti do ragione! Sono troppo vecchio per te!…Sì è cosi ! Ti meriti uno giovane, uno che va pazzo per i tronisti e legge … anzi, non legge niente per non affaticare troppo il suo cervello. Uno che ama il tofu e le platesse tristi nel piatto, che abbia poca fantasia ma tanti Ormoni ! Sì coniglietta. Ti meriti tutto questo e tant’altro. Io sono troppo poco per te.” le dice con voce amabile e tranquilla.
Lara rimane senza parole, vorrebbe dire qualcosa ma non sa se si deve sentire sollevata o offesa. “Ma, Armando…perché?” Lui la interrompe: ” Perché tu cara, Tu Vali ! Scusami, coniglietta, se ti ho fatto soffrire. Io purtroppo non mi sono accorto, ma tu hai fatto bene a dirmelo e ad accorciare la tua sofferenza! Stai tranquilla! Io capisco ! Andrà tutto bene!” e la bacia sulla fronte con l’intento di allontanarsi.
Lara, spaesata tra tutti questi concetti definitivi, esprime i suoi ultimi residui di vocali e consonanti: ” Ma, ma i miei vestiti…il mio beauty?” Mentre Armando si avvia lentamente la rassicura: “Te li invierò per DHL, non ti devi disturbare a prenderli. A proposito, la camera 101 che ho prenotato per noi, stasera la lascio a te, io tornerò a dormire da mio fratello. Grazie di tutto e perdonami. Addio Lara!”
Armando si allontana lentamente, pervaso da un senso piacevole di leggerezza e serenità, rimanendo pure sorpreso. Lui, cinquantaduenne docente universitario, che diventa single per volere, rinunciando ad una donna giovanissima e traboccante di sensualità.
S’incammina tra i tavoli alla ricerca della dama misteriosa “con quei capelli rossi, quei lineamenti dolcemente vissuti, con quella bocca custode di racconti accattivanti e quel corpo sinuoso che attende la gentilezza di un uomo amorevole” sono i pensieri effervescenti di Armando, mentre scruta freneticamente la sala turchese.
Ma Lei non c’è più. Il tavolo è stato abbandonato con ancora il calice inciso a caldo dall’impronta del rossetto scarlatto. Armando è tentato di rubarlo come un trofeo da custodire, ma viene disturbato dal cameriere che lo anticipa con finalità meno romantiche.
Ormai arreso agli avvenimenti, si volta verso l’uscita come sconfitto, quando il suo sguardo viene rallegrato dalla presenza sul suo tavolo di una busta bianca con il suo nome. ARMANDO. La apre e si fa scivolare delicatamente il bigliettino fra le dita accarezzando l’impronta burrosa del rossetto scarlatto. Lo stesso che era anche sul calice.
Lo afferra emozionato e quando lo rigira legge ciò che desiderava da LEI appena l’ha vista entrare in quella sala azzurra con la sua scollatura mozzafiato chiusa in un batter d’ali lucente di libellula.
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