Oggi vorrei scrivere sulla difficoltà di scrivere che spesso sento, sui tanti tentativi iniziati e rimasti a mezzo, non perché pensi di non essere in grado di scrivere ‘decentemente’ (che vuol dire poi?) e nemmeno perché la storia iniziata non mi piaccia più, ma perché… lo sapessi il perché! Non lo so in realtà: è una forma di pigrizia inerte, che ti spinge a metterti davanti al computer o al foglio su cui stai scrivendo piena di buone intenzioni, e poi ti fa alzare per farti un caffè. Poi lo bevi, ti risiedi convinta che ora procederai come un treno, e ti ricordi che hai una telefonata da fare, o una lavatrice da tendere, oppure hai dimenticato… qualsiasi cosa che al momento sembra più urgente. E il momento passa, ok mi ci metto domani.
Questo rituale si ripete giorno dopo giorno: ogni tanto vai a rileggere quello che hai già scritto, ti congratuli con te stessa perché in fondo è divertente, o coinvolgente, o commovente, e decidi che devi assolutamente continuarlo. Quindi ti siedi ben dritta di fronte allo schermo, e un minuto dopo ti sei già alzata per fare un’altra cosa.
A voi succede? Perché, mi chiedo ancora. Scrivere mi piace, e se riesco a riniziare per un bel po’ vado avanti, ma l’inizio è peggio dell’avvi0 di un trattore diesel in pieno inverno. Forse è perché non ho uno stimolo esterno che mi obbliga: non scrivo per vivere, quindi posso anche farne a meno. Ma mi piace, lo trovo utile sia per esplorare nuovi mondi che per capire meglio il mio, e poi proprio mi piace! Ma è come un bel gelato che però per assaggiarlo devi prima farlo. E la gelatiera non sai dove l’hai messa, e poi ti manca quell’ingrediente, e non sei più sicura della ricetta … e alla fine rimandi.
Forse un po’ dipende dal fatto che io sono un tipo meticoloso e pignolo, per cui se inizio a scrivere una storia, soprattutto se di fantasia, mi fermo ogni tre secondi per chiedermi se quel particolare è giusto (ma gli elfi nell’iconografia più diffusa hanno il cappello verde? o marrone?) e quindi mi alzo, comincio a scartabellare i miei libri per trovare la risposta, o vado su Internet, pongo la domanda che mi interessa, e mi perdo in un mare di risposte di cui alcune, molte, non c’entrano niente, però.. potrebbero servirmi per il seguito. E allora le leggo, e intanto il tempo passa. D’accordo, non sono metodica, me l’hanno sempre detto: meticolosa ma non metodica, qui ci starebbe bene una deviazione linguistica ma ve la risparmio. Così finisce che per scrivere una riga ci metto un’ora, allora mi scoraggio.
Soluzioni?
A) Intanto posso vedere se voglio proprio scrivere o è una scusa per non fare qualcos’altro che mi preoccupa ancora di più.. Non, non è il mio caso. Se è il vostro, per favore prendete il toro per le corna e fate quello che vi sta pensiero fare! Se no non se ne esce: coraggio, una volta fatto, non sarà più lì a pendere sulla vostra testa come la spada di Damocle e poi vedrete che alla fine sarà stato meno peggio di quel che sembrava. Poi magari non penserete più a scrivere: ma intanto avete risolto un problema.
B) Ritaglio un momento preciso della mia giornata per la scrittura, quando so di non avere impegni, di solito. Mi organizzo per non avere distrazioni (per esempio preparo già la moka, evito gli orari in cui normalmente si scatenano le chat sul mio telefonino) e comunque mi do un tempo limite (un’ora, mettiamo. Forse dovrei precisare che sono in pensione, se voi invece avete un lavoro che vi impegna giornalmente fate mezz’ora, magari ogni due o tre giorni, ma comunque fissate!). In quel tempo decido che devo scrivere, ad esempio, 500 parole spazi inclusi: non è tanto, meno di una pagina e mezzo in formato word con un carattere 12. Ok, allora questo posso farlo (e anche voi. Se lo fate, poi ditemi come sta andando). L’orario migliore per me è il mattino dopo colazione, diciamo dalle 9 alle 10, da domani provo. In realtà ci sto già provando in questo momento: anche scrivere sul sito vale!
C) E come faccio però a bypassare la mia enorme capacità di disperdermi nel cercare qualche riscontro a quello che scrivo, di cui vi ho detto prima? Posso provare a distinguere i due momenti: scrivo per un’ora quel che viene viene. Poi lo rileggo, mi annoto i punti da approfondire o di cui non sono sicura, e il giorno dopo la mia ora la dedico alle ricerche, ed eventualmente correggo o integro quello che ho scritto il giorno prima. Detto così sembra poter funzionare… speriamo bene! Ah, guardate che non parlo di ‘editing’, cioè revisione del testo per vedere se funziona, se si può scrivere meglio etc etc: no, solo ricerca di materiale. L’editing lo lascio alla fine della storia, come regola, altrimenti tutto si blocca SCRIVERE BENE O SCRIVERE E BASTA? e il flusso di idee va a farsi benedire.
D) E se la ragione per cui rimando è un malessere psicologico, una sensazione di non essere ‘giusta’, o più genericamente una giornata grigia che non mi ispira? Nicki Jackowska1Nicki Jackowska “Scrivi e scopri te stesso” traduzione Silvia Maria Cristina Calandra, Oscar Mondadori 2000 sostiene che la soluzione è: resistere! ‘E’ solo una vostra idea che non si possa scrivere se l’atmosfera è brutta, la giornata grigia e umida e il nostro stato d’animo triste e abbattuto’ e, citando Michael Longley2Poeta irlandese vivente, pluripremiato in una sua intervista radiofonica, “Scrivere … è un modo importante per l’umanità di riconquistarsi”. La nostra vita è il contenitore fedele ed insieme infido del materiale più importante di cui disponiamo per andare avanti…..mettete insieme tutti i particolari, riuniteli come fossero oggetti o parole, esattamente come fa la gazza ladra. Vedrete che vi risponderanno.
Se volete provare il consiglio di Nicki Jackowska andate alla sezione esercizi! SCRIVERE IN UN GIORNO NO