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SCRITTURA AUTOMATICA – COSA E’?

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Il termine “scrittura automatica” fu usato per la prima volta nel 1861 da Allan Kardec (pseudonimo diHippolyte Léon Denizard Rivail ), considerato il padre dello spiritismo francese, che lo riteneva il mezzo più semplice e più completo per poter stabilire relazioni con gli spiriti. Nello spiritismo si usano anche le espressioni “scrittura medianica” o “scrittura spiritica”.

Sigmund Freud riteneva la scrittura automatica una modalità di espressione del subconscio, che poteva far emergere conflitti psicologici non risolti o traumi infantili. Anche la tecnica delle associazioni libere di Jung si rifa allo stesso principio del ‘rompere le barriere consce’, anche se in questo caso si tratta un tipo di esercizio molto diverso (vedi articolo ed esercizio dedicati).
La scrittura automatica è stata usata come metodologia artistico-letteraria da una delle più attive avanguardie artistiche dei primi del Novecento, il surrealismo, che facendo riferimento proprio alla psicoanalisi, voleva ridurre ogni frapposizione censoria di tipo razionalistico tra l’artista e la creatività scaturente dall’inconscio.

Anche il poeta William Butler Yeats ne fece uso per la sua raccolta di poesie “Vision”, con l’aiuto della moglie George, attraverso cui lui poneva domande e riceveva risposte da esseri metafisici.

Ricordiamo infatti che la scrittura automatica è, ed è stata, praticata anche da molti di coloro che credono in una realtà metafisica, i quali ritengono che attraverso questo tipo di scrittura si può diventare, come riteneva appunto Yeats per sua moglie, “canalizzatori”, cioè comunicare con esseri appartenenti ad altre realtà o dimensioni, come divinità, spiriti della natura, defunti, entità multipersonali, extraterrestri ed entrare in contatto con l’inconscio collettivo (termine questo usato da Jung).

La scrittura automatica è usata, come si vede, in generale in tutti quei casi in cui si vuole accedere a contenuti che non arrivano facilmente alla coscienza, per i motivi più vari. Per questo si dimostra un valido aiuto per la scrittura interiore, ma al di là della sua possibile valenza metafisica viene usata anche per aiutare a dipanare processi ingarbugliati di pensiero ed arrivare ad una scrittura più mirata in qualsiasi campo.

E qui entra in gioco Peter Elbow, insegnante di inglese all’Università del Massachusetts, Amherst, che utilizza la scrittura automatica (che lui chiama free writing) per insegnare ai suoi studenti, ed in genere a chiunque, a scrivere. Qualsiasi cosa, anche un saggio, una relazione, il testo di una conferenza. “Writing without theachers”, il suo libro edito nel 1973, e “Writing with Power: Techniques for Mastering the Writing Process”, edito nel 1981, hanno venduto più di 160mila copie e sono utilizzati nelle scuole americane di ogni ordine e grado. La tecnica delineata da Elbow è complessa e non basta certo un articolo a spiegarla. Egli dice che “quasi tutti nello scrivere interpongono una serie massiccia di ‘editings’, cioè momenti di correzione, tra il momento in cui le parole cominciano a generarsi nella nostra consapevolezza e quello in cui escono dalla penna o dai tasti sulla pagina. E non correggiamo solo errori o cattivi modi di scrivere, correggiamo anche pensieri o sentimenti inaccettabili, così come facciamo nel parlare”1Peter Elbow “Writing without teachers” Oxford University Press 1973 – non esiste in italiano, che io sappia. Ma così facendo spengiamo la nostra voce, la nostra energia, produciamo una scrittura morta. Elbow non intende con questo dire che non debba esistere il momento dell’editing, della sistemazione di quello che si è scritto per ottenere chiarezza ed efficacia. Ma questo viene dopo: prima si “cresce”, cioè si lavora a più riprese in scrittura automatica fino a centrare l’argomento, ad evidenziare i punti forti, scoprendo via via lati nascosti che possono essere interessanti, sviluppando magari tracce a cui non avevamo minimamente pensato all’inizio.

Sul suo sito http://peterelbow.com/ trovate come apertura, scritto in grandi lettere: La correzione spesso va di pari passo con il processo di scrittura ma è un fardello inutile cercare di produrre parole e contemporaneamente pensare se sono giuste. Il processo di scrittura non è tanto come riempire di acqua in una volta una bacinella od una piscina, ma nel lasciare che l’acqua continui a scorrere finché non diventa chiara.

In estrema sintesi si affronta qualsiasi argomento lasciando che inizialmente i pensieri fluiscano liberamente, senza effettuare nessun tipo di controllo sulla scrittura, e quindi bypassando qualsiasi tipo di censura preventiva. 

Nell’articolo ‘Scrivere bene o scrivere e basta?’ trovate indicate le motivazioni per l’utilizzo di questa tecnica, e nell’esercizio  Scrittura automatica – esercizio base nella sezione CREA1 avete il punto di partenza per provarla

Per saperne veramente di più, dal momento che un articolo non sarebbe mai sufficiente a spiegare per esteso il pensiero di Peter Elbow, devo rimandare chi può a leggere direttamente i suoi testi, di cui purtroppo non esistono ancora traduzioni in italiano.

Approfondirò volentieri l’argomento spiegando più dettagliatamente la tecnica elaborata da Elbow, se susciterà il vostro interesse. Aspetto quindi i vostri commenti.

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