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Un pomeriggio al mare

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Un pomeriggio al mare

di Marinella Zappia

Con scatto repentino Morgana scende dal letto, si spoglia e si mette il costume; non si è resa conto che si è fatto tardi e non vuole perdersi la bellezza del crepuscolo al mare; saluta velocemente la mamma, che dalla cucina le grida di non fare tardi, e si avvia.

Morgana adora andare al mare nel tardo pomeriggio, perché non sopporta il caldo, ma soprattutto perché gode di un particolare momento della giornata: il crepuscolo.

Lo considera un momento magico: sembra che tutto e tutti si fermino ad ascoltare… sì, ascoltare…se stessi, gli altri, e la realtà circostante. E’ un invito alla presenza mentale e fisica; finalmente la realtà sembra vibrare, come se l’aria diventasse elettrica, e richiama al qui e ora , all’ascolto del proprio respiro. Lo sguardo diventa lucido, anche l’aria diventa palpabile, sembra quasi che tutti respirino all’unisono…e come per magia Morgana sente fermarsi i suoi pensieri, perché è proprio quel rimuginìo continuo che si ferma che le fa amare così tanto il crepuscolo.

Ma quel pomeriggio la magia svanisce in un attimo…si… la magia, per lei, che soffre di ansia e tende a deprimersi, e in quei momenti si rilassa nel corpo e nella mente, FINALMENTE…ma la moto d’acqua guidata da uno spericolato ragazzo rischia di arrivare addosso ad un uomo che sta facendo il bagno vicino alla riva.

Velocemente Morgana si alza dalla sdraio arrabbiata e terrorizzata all’idea che se ci fosse stata lei in acqua avrebbe potuto rischiare di essere uccisa, sì addirittura uccisa… perché lei ama andare sott’acqua e quell’idiota gradasso avrebbe potuto non vederla e passarle addosso.

Ma com’è possibile”, inizia a gridare, “chi è questo idiota, come può fare una cosa del genere, si rende conto che mette in pericolo la vita degli altri?”

Si avvicina a dei ragazzi seduti sotto un ombrellone vicino per chiedere se lo conoscono, quelli rispondono di non sapere chi è. Si rende conto che tutte le persone che in quel momento si trovano sulla spiaggia si sono azzittiti per ascoltare.

E’ un posto particolare il paese di Morgana, è una cosca della ‘ndrangheta; si trova sul mare vicino a dei paesi dell’entroterra dove molte delle famiglie ndranghetiste vivono. Gente pericolosa, basta poco per toccare la loro suscettibilità; bisogna avere paura anche solo a guardarla negli occhi certa gente, bisogna avere lo sguardo sottomesso e riconoscere il loro potere; guai a non farlo, non sai mai cosa potrebbe accaderti.

La mattina quella spiaggia dove si reca Morgana ha una dimensione diversa rispetto a quella pomeridiana; dalle tre del pomeriggio in poi, come si dice in paese, scendono “le bestioline, i tamarri”…e cambia l’atmosfera.

Morgana sa bene che bisogna evitare di “pestare i calli” a quella gente permettendosi di protestare per un’ingiustizia, perché le ingiustizie si subiscono in un contesto del genere, è pericoloso ribellarsi; ma lei, presa dalla rabbia, non se ne preoccupa e continua la sua individuale protesta andando a cercare il proprietario del lido dove si trova. Questo cerca di balbettare qualcosa come ‘non possiamo farci niente, malgrado noi abbiamo cercato di coinvolgere chi di dovere…’ ma Morgana non si accontenta e continua a dire ad alta voce che anche lei informerà chi di dovere per l’accaduto se non ci pensa lui e se accadrà nuovamente. Ritorna al suo ombrellone con una faccia tra il pensieroso e l’arrabbiato; fa fatica anche nel semplice e quotidiano gesto di piegare l’asciugamano…lo piega e poi non contenta lo ripiega e infine lo avvolge, non sopporta di stare anche solo un momento in più in quel posto. Va via frettolosamente, a tal punto da mettere le scarpe al contrario e doverle poi rimettere…

Ritorna a casa piena di dubbi per aver fatto quella scenata …e se ci fossero delle conseguenze?

E’ talmente presa dai suoi pensieri che attraversa la strada senza guardare e rischia di finire sotto una macchina, nemmeno il suono del clacson e il pericolo corso riesce a distrarla dai suoi pensieri…chiede scusa all’autista con un gesto della mano e continua a testa bassa a camminare frettolosamente, come se prendere le distanze dal luogo dell’accaduto potesse aiutarla ad allontanarsi dal ricordo. Ha paura e non è più convinta di aver fatto la cosa giusta; può e forse deve far finta di niente come tutti…ma lei invece non ce la fa a stare zitta…e adesso? 

Arrivata a casa ne parla con la sorella, la quale invece di tranquillizzarla le dice che non doveva intromettersi, che ci penseranno sicuramente i gestori del lido e che lei in un contesto del genere non può fare nulla per cambiare le cose.

A letto senza cena…le si è chiuso lo stomaco e non vuole mangiar nulla, dice alla mamma, che brontola per averle preparato inutilmente qualcosa. Una doccia e la lettura di un buon libro l’aiuteranno sicuramente a non pensarci più.

Nel pomeriggio del giorno dopo ritorna al mare: stesso lido. E’ troppo inquieta per fare tutto come al solito, farsi un bagno e poi asciugarsi al sole aspettando di godere dei colori del crepuscolo. Posa la borsa da mare sulla sdraio e cerca con lo sguardo il gestore del lido: ha bisogno di sapere. E’ lì che sistema dei tavoli per far giocare dei ragazzi a carte; Morgana si avvicina e aspetta che finisca per parlargli, gli chiede com’è andata a finire con il ragazzo del giorno prima e Tonino (così si chiama il gestore del lido: un uomo pelato e panciuto ma con un bel sorriso), risponde che ha fatto un incidente con un altro ragazzo che come lui faceva il gradasso con una moto d’acqua, che entrambi si sono fatti male e sono stati portati al pronto soccorso, di stare tranquilla che per un po’ non si vedranno più.

Morgana si sente sollevata e fortunata per come sono andate a finire le cose…sì…sfortunati i ragazzi per l’incidente ma fortunata lei per non rischiare eventuali conseguenze da quell’episodio: per essersi permessa di pensare ad alta voce.

Ritorna alla sua sdraio pensando che tra qualche giorno parte, rientra nella sua bella Toscana, che poi “sua” non è. Lei appartiene a quella terra per la quale prova amore e odio…amore per i suoi colori e i suoi odori (in modo particolare quello del mare), odio per quel degrado ambientale e culturale, ma soprattutto per quel dover “barattare” la propria libertà con il quieto vivere, continuamente…costantemente.

Quel giorno Morgana non fa il bagno, rimane vestita sotto l’ombrellone ad aspettare i colori del crepuscolo; ma a differenza degli altri giorni il rimuginìo continuo dei suoi pensieri non si ferma .

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