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Arancio – 4° episodio – La foresta dei mille incanti

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‘E’ buio qua… Balta?… Dove mi hai mandato? Non vedo nulla..’ La voce di Silvestro diventava sempre più fioca e lontana, mentre il suo maestro con un’ultima frase magica chiudeva dietro di lui l’ingresso della foresta dei Mille Incanti.

Fossi potuto andare io!’ Sospirò scivolando a sedere sul ceppo di una quercia millenaria. ‘Così giovane, e così inesperto dei trucchi delle fate.. quelle capiranno tutto di lui alla prima occhiata, e se non gli va a genio non uscirà vivo di lì.’ Poi balzò su dandosi una gran manata sulla testa. ‘Per tutti gli unicorni verdi! Mi son dimenticato di dirgli che dovrà starci almeno un anno lì dentro, se non vuole essere polverizzato appena passa la porta!’ Riavviandosi sul sentiero verso casa, Baltasar si consolò all’idea che Silvestro, cocciuto com’era, non sarebbe uscito prima di aver trovato Selene e nel tentativo di trovarla si sarebbe perso chissà quante volte, e se la trovava ci avrebbe pensato lei ad avvisarlo, che poi un anno nel mondo dei maghi è poca cosa.

Buio era buio là dentro. Silvestro non vedeva nulla, non capiva se era a testa in su o in giù, non sentiva rumori, non annusava niente di familiare. Insomma era molto vicino ad una bella crisi di panico, non fosse stato per la sua vecchia bacchetta di nespolo che stretta nella mano sinistra (ve l’ho detto che Silvestro era mancino?) gli dava una sensazione di forza e di calore. Fece un gran respiro, chiuse gli occhi (buio per buio, almeno c’era un motivo per non vedere) e formulò mentalmente il mantra che Nestore gli aveva insegnato per i momenti disperati. UNA SOLUZIONE C’E’ SEMPRE.

Nestore era lo chef capo della più rinomata scuola di alta cucina della regione da cui veniva Silvestro, che anche lui aveva frequentato, diplomandosi con lode. Tutte le volte che un piatto veniva fuori con un aspetto, un odore, un gusto che non andava, Nestore guardava, annusava, assaggiava prudentemente e poi dava la soluzione: Aggiungere una spolverata di noce moscata! Ripassare in salsa al guacamole! Decorare con fettine di arancio amaro! E, come per magia, tutto andava a posto.

Strano che in quel momento gli fosse venuto in mente Nestore e non tutti gli insegnamenti di Baltasar, pensò Silvestro un secondo prima di trovare nel dizionario delle formule magiche che aveva in testa quella giusta: ‘Fiat lux!’. Cavolo, pensò poi, questa era una di quelle che venivano addirittura dai primordi della creazione, di mano proprio del PRIMO MAGO. Gli avevano raccomandato di non usarla alla leggera, ma insomma, la situazione lo richiedeva.

Quando riaprì gli occhi era seduto per terra in una radura verdazzurra su cui lampeggiavano freneticamente lucette gialle e arancioni. Tutt’intorno altissimi fusti di pini. ‘Dove sono?’ fece in tempo a chiedersi Silvestro prima di vedersi arrivare addosso un bolide argentato che evitò per un soffio. Un attimo dopo, un ‘cling’ risuonò fortissimo per la radura ed un’altra sfera velocissima sbucò da dietro un tronco.

‘E’ un flipper! Un flipper gigante!’ La soluzione gli arrivò in contemporanea con un velocissimo gesto della sua bacchetta che lo trasportò sulla cima di un pino. Una cascatella di risate commentò il suo volo. Abbarbicato alla punta del pino, il mago si vide circondato da alate creaturine diafane che lo guardarono curiose e poi sfrecciarono via al suono d’un corno lontano.

Ma che.. stava per dire, quando una voce rauca dietro di lui spiegò: ‘Sono i piccoli delle fate. Si divertono un mondo ad accogliere i nuovi arrivi con qualche scherzo. Son ragazzi…’

Silvestro, senza lasciare la presa, si voltò quel che bastava per vedere un grosso corvo su un ramo vicino. ‘Ma ora dove sono andati?’ chiese. ‘Ora di pranzo – rispose quello – se non si presentano quando suona il corno restano a digiuno.. Ma tu che ci fai qui?’

‘Vengo da Settestreghe. Sto cercando la nostra fata madrina, Selene. La conosci? L’hai vista per caso?’

‘Selene, Selene..’ borbottò il corvo mentre frugava col becco dentro ad un nido di processionaria. ‘Ah sì!’ Ricordò trionfante ingoiando una larva grassottella. ‘Selene, quella che è fissata con la luna! All’ultimo congresso delle fate era molto arrabbiata perché l’hanno indetto in luna nuova e lei diceva che gliel’avevano fatta apposta per farla scomparire..’

‘Sai dov’è ora?’ Gli occhi di Silvestro si accesero di speranza; forse dopotutto se la sarebbe cavata con poco.

‘No, veramente’ gracchiò l’uccello ‘ In effetti è proprio scomparsa. Ti conviene cercarla nel labirinto delle fate, sicuramente l’hanno nascosta lì per farvi imbestialire. Sai, le fate e i maghi di Settestreghe hanno qualche questione in sospeso.’ E volò via. Silvestro tirò fuori dalla tasca la bacchetta e pronunciò con voce chiara ‘Labirinto delle fate!’ La bacchetta si agitò un po’ ma non successe nulla.

Silvestro la scosse, ripeté l’indirizzo ma niente. ‘Dai bacchetta! – esclamò spazientito – vuoi farti battere dai navigatori degli umani?’ La bacchetta si irrigidì tutta e il mago capì che ora era proprio offesa.

 

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