Girare il film della propria vita, cioè, per uscire dalla metafora cinematografica, vedersi a distanza nella scrittura autobiografica. A cosa serve? A diverse cose.
Per chi vuole scrivere narrativa, serve ad imparare ad allargare la prospettiva partendo dalle proprie memorie. Volete fare una scena in cui diversi personaggi interagiscono e vengono alla luce sentimenti e relazioni? E pensandoci bene, quella scena l’avete vissuta anche voi, in un momento della vostra vita… Rivivendo la vostra memoria potete riportare dentro di voi le impressioni che vi servono per descrivere la scena, rievocare i gesti, le espressioni, i movimenti dei protagonisti, e scriverla come in un copione cinematografico. Ma per farlo diventare un film dovete appunto prendere le distanze, come se la vedeste da dietro una macchina da presa.
Per chi ha una sua storia che urge dentro, che sente il bisogno di mettere sulla carta, è utile scriverla al più presto in prima persona, anche in scrittura automatica, per riversare fuori tutto il contenuto emotivo.. Ma in un secondo momento, se c’è l’esigenza di capirla più chiaramente, o di trasmetterla ad altri, ugualmente vedersi a distanza è fondamentale.
E quindi, scrivi in terza persona onnisciente. Cioè come se tu che scrivi fossi il regista di quel film, e tu nella memoria che ricordi fossi uno dei personaggi, forse il principale, forse no. Trovati, come al solito, un momento ed un luogo di assoluta calma, chiudi gli occhi e lasciati rivivere quella memoria. Cercane i dettagli: dove eri, la stagione, il momento del giorno, l’ambiente intorno. Ricordi come erano vestiti i personaggi? C’era qualche odore dominante o qualche altro particolare importante? E’ entrato in gioco un animale, un oggetto? Se non ricordi tutti i dettagli, inventali tranquillamente, rendi la tua scena più completa e credibile possibile. Non tradirai la memoria di nessuno, non preoccuparti, se lo vestirai di grigio invece che di blu, perché se il blu fosse stato fondamentale te lo saresti ricordato. Adesso mettiti a scrivere: parti dall’ambiente, entra in punta di piedi nella scena, proprio come una videocamera che parte da un campo lunghissimo, poi lungo e poi zooma sui personaggi. Guardali tutti, tu sei uno di loro, uno come loro. Scrivi quello che è accaduto, ma cerca di evitare di usare per quanto possibile il punto di vista del tuo personaggio, cerca di entrare anche nei pensieri e nelle emozioni degli altri, compresi quelli che ti stanno antipatici. Non scrivere però i pensieri o quello che provano, se riesci fallo solo vedere attraverso i loro gesti, le loro espressioni, quello che si dicono. Stai girando un film, ricordi?
Quando hai finito rileggi e cerca di capire se dentro di te qualcosa è cambiato rispetto a quella memoria, se la lontananza che hai creato scrivendo in terza persona ti ha aiutato a viverla più serenamente.